venerdì 1 ottobre 2010

il mondo che gira

Fine settembre 2010

Ho ridacchiato leggendo la rubrica di Davide Paolini, sul domenicale del Sole (26 settembre). Paolini parla di ‘vini di territorio’ e lo fa citando il premio che è stato conferito a un Brunello di Montalcino negli scorsi giorni. Ho pensato che il mondo gira davvero, che non è solo il tentativo di titolo di questo tentato blog. Ma quando sono arrivata alla fine della colonna, in cauda ho trovato un finalino – per niente ironico, anzi molto funzionale – di Paolini, che dopo aver sottolineato che in quella mega degustazione (cieca), in cui c’era tanto e tutto e c’erano quindi anche molti vini cosmopoliti (quelli nati per piacere) hanno invece premiato un vino ‘tipico’ espressione di un territorio e solo di quello! La battuta – anzi la domanda quasi retorica – tirava in ballo il presidente del consorzio del Brunello: Paolini si è domandato se questo premio può contribuire a convincerlo che l’era dei vini internazionali è alle nostre spalle.  

Silvana Biasutti

il mondo che gira

La stagione sta ormai terminando. E’ tempo di fare i conti. E forse sarebbe anche il momento giusto per porsi una domanda: “Cos’è che non funziona più?”. Negli ultimi anni le statistiche denunciano una diminuzione di visitatori per lo più stranieri in Toscana, soprattutto nella provincia di Siena e in Val d’Orcia. I tedeschi e gli inglesi ci descrivono nei loro giornali di punta come “carissimi e antipatici, poco portati al servizio e al sorriso…”. Ad esempio, il giornalista Tomahs Kapielski quest’estate, nel suo reportage pubblicato dal settimanale tedesco Die Zeit (due milioni di lettori) ha scritto: “visitare la Toscana ha lasciato in me cicatrici d’odio nei confronti dell’Italia, del turismo in genere. Sono stato costretto a vedere le torri di San Gimignano pagando un panino con salame uno sproposito…”. E ancora, il reporter londinese Paul Kimmage, inviato del prestigioso quotidiano Times ha scritto: “Il nostro tavolo a San Gimignano era riservato per le otto. Sono arrivato in orario e i primi venti minuti la cameriera mi ha ignorato. Poi è arrivata e mi ha dato un menu plastificato con fotografia dei piatti. Non sono mai stato trattato così male in vita mia. Ho messo 5 euro sul tavolo per l’acqua e gli stuzzichini e me ne sono andato”. Ed infine, proprio in questi giorni, sul Daily Telegraph è uscito un attacco velenoso alla nostra terra che suggerisce ai connazionali britannici di affrettarsi a “visitare davvero la cartolina che avete in testa, prenotate in tempo per non avere delusioni. Presto non vi resterà che il sogno”. E a noi toscani, l’autore Jasper Rees ci accusa di perdere gradualmente il paesaggio che attrae visitatori da ogni parte del mondo e col tempo potremmo finire per perdere anche i visitatori”. Grazie del consiglio, ma temo sia tardi. Mi risulta che già da tempo gli inglesi stiano abbandonando il Chiantishire… Ma in fondo cosa pretendono. In primis il nostro presidente di Regione ha dichiarato di non volere una Toscana cartolina, ma di puntare sulle industrie! In effetti potrebbe essere un’alternativa. Gli agriturismi potrebbero inserire nei loro siti “appartamenti immersi nelle colline toscane con vedute mozzafiato di cipressi e capannoni industriali…”. Scherzi a parte. La situazione è preoccupante. I dati forniti dalla Provincia di Siena negli ultimi anni riguardanti le presenze turistiche dei nostri comuni denunciano una continua perdita. Ma la cosa più preoccupante è che per il 70,5 % degli operatori turistici senesi la causa di ciò è la crisi economica e il cambio sfavorevole! Rabbrividisco. Solo il 6,6 % degli operatori timidamente bisbiglia che la causa è da ricercarsi nell’offerta italiana e senese meno interessante e vantaggiosa rispetto ad altre mete.(fonte provincia di Siena)
Meno interessante??? 
Indubbiamente la crisi ha influito, ma sta di fatto che nell’estate 2009 sono stati oltre 8 milioni i veicoli in circolazione sull’intera rete del Gruppo Autostrade per l’Italia e circa 25 milioni nell’estate 2010. A proposito, il quotidiano tedesco Die Welt (250 mila copie al giorno) ha detto che i pedaggi delle autostrade italiane sono tra i più cari d’Europa…
Colpa della crisi? Toscana, e il sogno continua …

sabato 21 agosto 2010

il mondo che gira

A volte riesco a ricavarmi un tempo tutto mio durante il quale posso permettermi di fare il o meglio i punti della situazione, la mia. Come oggi. È una tipica giornata di agosto. La gente comune è al mare. Fa caldo. In cielo neppure una nuvola. Dal Monte Amiata spira una leggera brezzolina che accarezza le foglie del secolare leccio. Le more nei rovi cominciano a maturare. L’uva ancora un po’ verde riposa al sole. Il ritmico cra cra delle cicale fa da sottofondo musicale. Raramente il silenzio agreste è interrotto brutalmente da un auto in corsa che alza un gran polverone. Ma dove corri bischero? Sicuramente era un suv, o jeppone come lo chiamano qui. Tutti hanno un suv da queste parti; è una specie di segnale di riconoscimento. Se non lo possiedi (e non importa se dovrai pagare rate per vent’anni…) non sei nessuno! Riprendo a guardare fuori, con occhi diversi. Sono proprio fortunata – penso – lavoro e vivo in luogo bellissimo. Chissà se quello con il suv se n’è accorto. E chissà se quelli che ci sono nati si fermano ogni tanto ad osservare e magari a ringraziare i propri genitori per non averli portati a vivere in città quando i villani fuggivano dalle campagne…
Se non lo fanno, se non guardano la loro terra sono dei poveracci… i luoghi sono la loro prima ricchezza, ancor prima del pregiato vino che vi nasce…

"Svegliatevi dal sonno dormiglioni, che giunta l’è per noi la gran giornata…".

Il mondo gira e anche se qui hanno la testa girata indietro, questa terra è destinata a piacere. Anche al bric.

giovedì 12 agosto 2010

Il mondo che gira


Leggere in questi giorni, nel blog di un autorevole wine writer come Jeremy Parzen, l’appassionata citazione di una famosa poesia di Costantino Kavafis (Aspettando i Barbari) mi ha fatto tre volte piacere – per la poesia in sé, per il mondo dei blogger in generale e infine per il mondo del vino, che viene (una volta di più) accostato alla cultura, un mondo a cui esso è già naturalmente vicino – ed è stata anche una conferma (ce n’è sempre bisogno!) che i miei vaneggiamenti non sono così campati per aria, come le sopracciglia sollevate di alcuni vorrebbero farmi dubitare. Che la cultura sia il risultato di comportamenti in settori eterogenei del nostro vivere (tra cui e non da ultimo il settore dei consumi), di sensibilità che evolvono sotto la spinta di numerosi pressioni e accadimenti, di curiosità che accendono e riaccendono il nostro interesse e di interessi che ci spingono (o cercano di farlo, di solito riuscendoci) in una direzione o in quell’altra, attraendoci per farci spendere, investire, o distraendoci per opposte ragioni, è un pensiero che attraversa la mente di pochi. Tutti gli altri sono intenti solo al fatturato.
Eppure non c’è fatturato – e nemmeno la ventilata e sempre più mitica crescita – senza cultura. Con buona pace di chi è convinto che essa stia all’opposto delle vendite di prodotti, cioè appunto, del fatturato. Anche pensando a questa incomprensione di fondo, con fatica, ho deciso di impegnarmi con Giulia e lanciare questo blog. Un cavallo da tiro (che ha anche corso, vincendo, alcune famose gare mondiali) e un giovane cavallo in allenamento, per nuove corse.
Silvana Biasutti

Foto di janGlas