Misoginie


Viene da lontano, e dal profondo, l’ “inferiorità” delle donne. L’altro giorno incappo in Oliviero che funge da campanaro nel villaggio (toscano, provincia di Siena) in cui abito. Oliviero aveva appena finito di suonare il mezzodì – un suono così sonoro e improvviso che fa trasalire i turisti e sobbalzare gli avventori dei nostri due pregevoli ristoranti – lo scampanìo era ancora nell’aria e io sono curiosa. Perciò gli ho fatto un po’ di domande, per capire quanto si senta vincolato dall’incombenza di dovere tutti i giorni andare nel campanile, attaccarsi alle corde, e suonare le campane (anche se, riflettendoci un po’, può essere un modo per far sentire la propria voce); ma gli ho anche chiesto il significato delle diverse suonate, per annunciare la Messa, o quando è festa, quando muore qualcuno, e così via… E a questo proposito mi sono informata sulle ‘campane a morto’, perché mi sono ricordata che nei paesi, si comunica con le campane la morte di un abitante. Oliviero non si è fatto pregare e mi ha spiegato, lasciandomi a bocca aperta, che c’è differenza tra quando muore un uomo e quando una donna; e mi ha fatto rimanere di sasso specificando bene che “se muore ‘n omo si suona tre volte, se invece il morto è femmina ci si limita a due”. Anche da morte, insomma, abbiamo i nostri limiti.
Silvana Biasutti
Foto di Catorze14